Intervenendo ad Uno Mattina sulla Rai1 ecco osa abbiamo detto: la ventilata cedolare al 26% per tutti si configura senz’altro come una sgradita tassa patrimoniale sull’asset immobiliare di circa mezzo milione di famiglie italiane che hanno scelto di utilizzare lo strumento degli affitti brevi per mettere a reddito i loro immobili. Una misura sgradita, inattesa e di cui al momento nessuno sta rivendicando la paternità da un punto di vista politico.
Abbiamo stimato che, su una casa media in una semiperiferia di Milano o di Roma, l’impatto potrebbe essere, per una famiglia, di circa 1.300 € all’anno di tasse in più, quindi sicuramente un impatto estremamente negativo che potrebbe far cambiare idea a tante persone sul come mettere a reddito gli immobili.
A chi dice che si tratta di una misura che punta ad orientare i proprietari verso i contratti 4+4 piuttosto che verso gli affitti brevi, rispondiamo che in tutte le sedi istituzionali da anni spieghiamo che il vero problema di questo Paese non è la disponibilità di case. Abbiamo circa 9,6 milioni di case vuote in tutta Italia e anche le grandi città italiane come Roma e Milano sono piene di case vuote, sono oltre 100.000 solo a Milano. Il vero tema è che gli italiani non si fidano di dare in affitto case a lungo termine (laddove il 62% delle situazioni vede poi morosità o non pagamento) e devono poi affrontare circa tre anni per rientrare in possesso della propria casa, pagando tasse su redditi che non si sono percepiti. Quindi bisogna intervenire, se si vuole agevolare il lungo termine, sulle condizioni dei contratti 4+4. Se confermata, questa nuova patrimoniale sulla casa innescherà oltretutto ricadute negative sia sul prezzo che sul numero delle case promosse online con finalità di affitti brevi e tutto a discapito del ceto medio e delle famiglie, che da proprietari integrano il proprio reddito e da viaggiatori usano gli affitti brevi per permettersi un soggiorno. Già nel 2025 le case online sono diminuite di circa 40.000 unità proprio perché la classe media italiana sta utilizzando la seconda casa che possiede non più per trarne un reddito con gli affitti brevi ma per le proprie vacanze, non potendosi permettere più soluzioni alternative. Quindi quello che noi ci aspettiamo è che, se si insiste per far diventare troppo complicato e poco conveniente ricorrere agli affitti brevi, il numero di case online diminuirà ulteriormente, ne aumenterà il prezzo, e non ne risentiranno solo le famiglie proprietarie, ma anche quelle che sono abituate a scegliere gli affitti brevi per una vacanza a portata delle loro tasche. Un effetto depressivo su tutta la linea. A chi giova?