News
“Il mercato si autoregola, oggi gli annunci sono 484 mila ma il dato non è statico; gli affitti brevi danno un contributo importante al Pil e alla ricchezza delle famiglie.”
Il mercato degli affitti brevi, in un Paese a vocazione turistica, è nato ed esploso in questi anni grazie a una forte domanda, alla diffusione delle piattaforme web e dei social e a una disciplina dei contratti di affitto rigida, che rende lungo e costoso tornare in possesso di un immobile in caso di morosità e contenziosi. Tanto che molti preferivano tenerlo sfitto.
«Oggi il mercato – ha spiegato Marco Celani, presidente dell’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi – AIGAB – è più maturo e ha trovato una sua stabilità. Il mercato si autoregola. Se un anno fa gli annunci online, in questo periodo, erano 508 mila, oggi sono 484 mila. Sono 25 mila in meno. Ma il dato non è statico. Nel frattempo, tra quelli che si sono spostati verso il 4+4 e chi affittava saltuariamente e non vuole adeguarsi alle nuove regole quindi lo lascia sfitto, ci risulta che 50 mila unità siano uscite dall’affitto breve. Quest’anno avremo poi una clientela più europea. Già in calo del 3% dagli Usa, vediamo un sorprendente +28% di canadesi. Dal Medio-Oriente, vedremo.»
Non solo.
«Il 32% dello stock immobiliare destinato ad affitto breve – ha aggiunto Celani – deriva da eredità ricevute, il 28% era abitata in precedenza dai legittimi proprietari, poi trasferitisi, il 26,1% era sfitto da tempo e solo il 2,2% si è spostato da un affitto a lungo termine a uno breve. La grande verità è che ogni anno muoiono quasi 700 mila residenti, in gran parte anziani, e che molte case si svuotano perché chi le eredita, per una serie di motivi, non è disposto ad abitarle. Gli affitti brevi danno un contributo importante al Pil e alla ricchezza delle famiglie.»
Nei commenti il link all’articolo a firma di Laura Cavestri, pubblicato anche sul quotidiano digitale, e quello per ascoltare il podcast “Start” sul tema affitti brevi di Cristiano Dell’Oste.
Buona lettura e buon ascolto a tutti.
Fonte: Il Sole 24 Ore