Affitti brevi torna l'uncubo Covid
Più prenotazioni da agosto a ottobre ma adesso si teme che la seconda ondata rallenti la ripresa
di Paola Dezza
È stato il primo settore a entrare in crisi quando a marzo la pandemia si è aggravata e il governo ha deciso per il lockdown. Ma il segmento degli affitti brevi si è presto ripreso grazie al boom di richieste estive da parte di coloro che, chiusi in casa per mesi, non vedevano l’ora di partire per località dove vivere a contatto con la natura.
E adesso qual è la situazione del settore e quali le prospettive? I gestori di appartamenti in maniera professionale si dicono preoccupati. Dopo aver registrato una occupazione in miglioramento, seppur nettamente inferiore allo scorso anno, temono la recrudescenza della pandemia.
Il settore degli affitti brevi rappresenta in Italia oltre 550 mila case (elaborazione Aigab), a fronte di uno stock di case non utilizzate di circa 6,3 milioni (dato agenzia delle Entrate).
«I numeri stavano andando meglio del previsto – dice Michele Ridolfo, Co-founder e a.d. di Wonderful Italy, che rappresenta 550 case a livello italiano -. A settembre l’occupazione era attorno al 40%, poco meno in ottobre. È cambiato il modo di prenotare, i tempi si sono abbreviati e sono scesi a pochi giorni, a Milano ormai si lavora last minute. E segnalo che i prezzi in qualche caso sono anche saliti».
Booking.com ha registrato prenotazioni attorno al 40% per il settore extra-alberghiero contro il 34% di un anno fa. «Ma i problemi restano – dice Davide Ravalli, co-founder e head of M&A di Altido -. La crisi permane e l’indotto è a rischio».
Più positivo, invece, Guido Alliata di Rentclass. «Gli affitti brevi non sono morti – dice Alliata, pioniere nel mondo degli affitti brevi -, anzi stiamo vivendo un momento molto interessante, arrivando a punte di occupazione media di oltre l’85% a Milano». Questo prima dell’impennata dei contagi. Secondo Alliata sono diversi i motivi per cui il settore si sta riprendendo. Durante il lockdown si è creata una clientela anomala, dai lavoratori del sud Italia in trasferta a Milano bloccati in città, con gli hotel chiusi, agli studenti italiani e stranieri sempre bloccati qui. Ma anche stranieri di ogni nazionalità che sono rimasti anch’essi bloccati a Milano e in Italia, a causa degli ordini restrittivi emanati dai Paesi di loro provenienza. E dopo? Si è moltiplicata la clientela derivante dal boom di separazioni che sono avvenute proprio durante il lockdown».
Da settembre, continua Guido Alliata, le richieste erano in aumento. «Molti stranieri, europei, sono venuti in Italia perché il Paese era percepito come Covid-free – spiega -, con la differenza che il Belpaese è una meta preferita per cibo, moda e anche per il clima che, nonostante la stagione autunnale, è indubbiamente più gradevole rispetto al Nord Europa». E c’è anche chi va a vivere in affitto per periodi brevi per poter ristrutturare la propria prima casa grazie agli incentivi del Governo. Ma adesso con la seconda ondata rimangono molti punti di domanda aperti.
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