Bankitalia, affitti brevi a picco con il Covid: cancellazioni fino al 60%, in calo prezzi e prenotazioni
di Rosaria Amato
Indagine sui dati di Airbnb tra il 2018 e il 2020 in riferimento a 19 città di 15 Paesi, tra cui Roma, Milano, Genova, Firenze e Venezia. La città lagunare è la più colpita. Molti i proprietari in fuga per via delle restrizioni, che hanno deciso di ripiegare sulle locazioni a medio-lungo termine. La protesta dell’Aigab (che raggruppa gli operatori professionali): “Discriminatoria la decisione del governo di vietare gli spostamenti fuori Regione in case affittate per meno di 30 giorni”
ROMA – Meno case sul mercato, prezzi in calo fino al 17 per cento,, un tasso di cancellazione che prima non raggiungeva neanche il 10 per cento e invece è poi schizzato fino al 60, e soprattutto un calo delle prenotazioni che si proietta anche per i prossimi mesi. Un’indagine di Bankitalia sui dati di Airbnb di 19 città (le principali capitali europee e le città più frequentate dai turisti in Italia, Roma, MIlano, Venezia, Firenze e Genova) conferma come il Covid-19 non abbia risparmiato neanche gli affitti brevi, nonostante in teoria non siano strettamente legati al turismo.
Prima della pandemia, ricordano gli autori dello studio (Elisa Guglielminetti, Michele Loberto e Alessandro Mistretta), gli affitti turistici brevi erano in grande espansione, l’offerta di appartamenti e case cresceva a tassi che andavano da una media del 10% a punte del 20% in città come Vienna, Atene e Bruxelles. Tutto si è fermato nel marzo dell’anno scorso: il tasso di crescita ha bruscamente cambiato segno, Roma è passata dal più 9 per cento al meno 14, Milano dal più 17 al meno 9. Man mano che la pandemia avanzava, e sempre più Paesi optavano per il lockdown, il calo si estendeva a tutte le città del campione, comprese quelle dei Paesi nordici, dove il Covid-19 è arrivato un po’ dopo. Nel complesso, tra maggio e settembre l’offerta di appartamenti per affitti brevi è calata di un terzo rispetto al corrispondente periodo del 2019. Molti proprietari hanno scelto di uscire dal mercato, optando invece per il mercato tradizionale degli affitti, quello a medio-lungo termine, una tendenza che è proseguita anche in estate, quando molti Paesi, compresa l’Italia, hanno allentato le misure di salvaguardia della salute e lasciato campo abbastanza libero ai turisti.
Del resto a favorire questa tendenza di uscita dal mercato c’è stata fin dall’inizio della pandemia una fortissima impennata delle cancellazioni, che in tempi normali era compresa tra un minimo del 2% a un massimo del 10, e che invece nel marzo dell’anno scorso è passata subito al 40%, persino al 60% in alcune delle città del campione. Inizialmente la raffica delle cancellazioni ha colpito sopratutto l’Italia: a Roma, Venezia e Firenze a marzo il tasso è salito al 70%. Meno grave la situazione di Milano, una città dove gli affitti brevi sono anche fortemente orientati al turismo business. Per la stessa ragione si è parzialmente salvata anche Londra, nonostante i tassi di contagio molto elevati.
In fortissimo calo anche le nuove prenotazioni. Ad aprile il calo medio è stato del 23%, con la peggiore performance di Venezia. Una tendenza che si è proiettata per i 6 mesi successivi. Di conseguenza, il tasso di vacanza degli appartamenti destinati agli affitti brevi è aumentato di 40 punti percentuali già durante la prima ondata del Covid, con una proiezione del 20% per i mesi a venire. Qualche miglioramento si è visto d’estate, ma comunque il tasso di vacanza l’anno scorso in media non è mai sceso sotto il 20%. A Barcellona, in Spagna, persino d’estate però il tasso di vacanza si è mantenuto intorno al 20%. Con la rarefazione del movimento, sono calati anche i prezzi, soprattutto in Italia e in Spagna, fino al 17%.
Gli operatori sono molto polemici nei confronti del governo perché il calo, ritengono, non è solo conseguenza diretta della pandemia, ma anche delle politiche dei divieti, degli incentivi e dei ristori che non considerano gli affitti brevi mercato turistico a tutti gli effetti. In particolare pochi giorni fa l’Aigab, l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, ha contestato la decisione del governo “di consentire, a chi si sposta fuori Regione per lavoro, di pernottare anche una sola notte in hotel inibendo invece la possibilità di scegliere un’altra soluzione di soggiorno quale un regolare contratto di affitto breve sotto i 30 giorni” e la decisione gli spostamenti fuori Regione, “oltre che nella casa di proprietà o in un’abitazione messa a disposizione da parenti, in una casa presa in affitto solo se per un periodo superiore ai trenta giorni ma con contratto firmato prima del 14 gennaio, fermando di fatto il settore”.
“Proprio nel momento in cui molti operatori stavano registrando la ripresa delle prenotazioni da parte di italiani in fuga da appartamenti piccoli ed inidonei a consentire una qualità della vita soddisfacente – si legge in un comunicato dell’associazione – (come famiglie con figli perennemente in DAD e genitori a lavorare da remoto fino a data da destinarsi che avevano optato per l’affitto, anche di diversi mesi, di case isolate, in montagna, al mare, in campagna, allo scopo di trascorrere mesi in smart working fuori città) il Governo compie una scelta liberticida e discriminatoria”.
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